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La birra in casa

Homebrewing
Homebrewing

Da qualche mese mi sto dedicando alla riscoperta di alcune ricette della cucina italiana. E’ una specie di hobby che mi tiene occupate le serate dopo il lavoro, mi lega alla nostra patria e serve come background per alcuni progetti futuri, tra cui la nuova edizione dei corsi di italiano e cucina e l’opportunità di entrare nel business della ristorazione.

Quando ci si dedica anima e corpo alla cucina italiana, un solo comune denominatore unisce le ricette: il tentativo di utilizzare ingredienti il più possibile naturali. La presenza di numerosi esercizi che vendono prodotti organici certo aiuta, ma il “fai da te” non ha eguali. Ecco allora che si inizia a farsi la pasta in casa, la pizza senza comprare la pasta già lievitata, ecc.

In preda a deliri culinari ho iniziato a crearmi la mia pasta madre, o lievito madre, e, alla maniera americana, a farmi la birra in casa. L’homebrewing inizia a prendere piede anche in Italia, ma qui ha una diffusione enorme. Qui a Portland ci sono almeno una decina di negozi specializzati, oltre alle centinaia di negozi online che spesso offrono spedizione gratuita.
Farsi la birra in casa non è solo un passatempo o una maniera per risparmiare qualche centesimo, anzi!
Occorre acquistare l’attrezzatura, che spesso per chi ha impulsi compulsivi da hobby come me corrisponde ad una spesa pari al reddito nazionale di alcune piccole nazioni. Inoltre richiede molto tempo.
Ma il vantaggio è quello di potersi produrre una birra su misura, mischiando i 4 componenti essenziali, acqua, malto, luppolo  e lievito.  Si possono generare combinazioni infinite ed avere una bevanda senza conservanti, se non si considera l’effetto conservante del luppolo.
Inoltre è un mezzo come un altro per socializzare: ci sono forum e gruppi online, spesso con declinazione locale, i negozi organizzano corsi per birrai della domenica e cose del genere.
Personalmente sono quello che si definisce un hophead, cioé un degustatore per il quale la presenza e l’aroma di luppolo non è mai abbastanza. Nel mio primo lotto, una Northwest Pale Ale ho messo tantissimo luppolo… tra 6 settimane vi saprò dire.

E’ un hobby che consiglio a chiunque. Prosit

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Portland

Commentate!

Senza commenti un blog è inutile
Dopo pochi mesi dal lancio del blog inizio a ricevere numerose email e complimenti. Mi fa molto piacere sapere che il blog piaccia e che possa servire a qualcuno. Non scrivo molto, e spero di essere più prolifico in futuro, magari sulla scia dell’interesse che il blog sta suscitando.

Vi chiedo ancora una volta di cercare di commentare i post. E’ più bello rispetto allo scrivermi una mail: in questo modo anche gli altri lettori potranno leggere le mie risposte ed eventuali consigli.

Allego una breve conversazione avuta con un ragazzo di Siena negli scorsi giorni. Credo che la sua situazione e il tono della sua email sia simile alle tante che ricevo:

Sono un ragazzo 14enne che vive. Nella ripetitiva Siena .mi sono appassionato a portland guardando le partite dei trail blazers.mi piacerebbe trasferirmi negli US appena finita la laurea in lingue (unico progetto in cantiere per il mio futuro. In inglese sono molto bravo quindi non sarebbe un problema. Per quanto riguarda l ottenere la green card so gia tutto. Volevo sapere se secondo il tuo parere ho possibilitá nel futuro di lavorare A portland senza una specializzazione in qualcosa.ti prego di rispondermi,scrivendo anche qualche consiglio per realizzare il mio sogno.

Ciao Tommaso,
scusa se ti rispondo solo adesso.. Sono stato in Italia un mese e ho dovuto riprendere con la normale vita al rientro.
Siena! Bellissima! Mia moglie ha studiato a Siena all’università per stranieri. Ci siamo conosciuti online, poi ci siamo frequentati a Siena per un anno (io sono di Milano, quindi avanti e indietro con la macchina). Poi ci siamo trasferiti negli USA e ci siamo sposati.
Se non hai fretta le opportunità ci sono. Il momento economico non è dei migliori, ma si dovrebbe sistemare nell’arco di qualche anno.
Ci sono numerosi caffé italiani che sono sempre alla ricerca di personale, specialmente italiano. Il mio consiglio è di dedicarti alla ristorazione. Sembra banale, ma è spesso il punto di partenza per noi italiani.
Inizia a lavorare in Italia come “paninaro” in qualche Bar, un panettiere, come aiuto in un ristorante. Fatti un po di esperienza da rivendere poi qui. Portland è essenzialmente una città basata sulla ristorazione, quindi avrai molte opportunità
Buona fortuna

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Cultura

La patente negli USA

Finalmente mi sono deciso a fare la patente. Sino ad ora ho viaggiato con una machina in leasing con la patente italiana senza problemi.

Il leasing è scaduto, ho comprato una nuova macchina intestata a me e l’assicurazione mi ha chiesto $80 al mese in più sulla polizza per una patente internazionale. A differenza che in Italia, sulla polizza di assicurazione vanno indicati tutti i guidatori abituali, per esempio marito e moglie. Puoi ovviamente prestare la macchina ad altri.

La motorizzazione
La motorizzazione

Sono andato all’ufficio DMV della mia zona a prendere il libretto per studiare (rigorosamente di carta reciclata) e ho iniziato a studiare, più che altro le differenze rispetto al nostro CDS. Successivamente mi presento, da buon italiano, per “prenotare” l’esame scritto. Non si fa così: puoi andare quando vuoi e sostenere il test con un touch screen. L’esame della vista te lo fanno over the counter con una specie di macchina che assomiglia ad un microscopio. Ho fatto il test in maniera impeccabile e ho prenotato (questa volta si prenota!) il test drive. Ho fallito il test drive perché non avevo il tagliando dell’assicurazione con me, mea culpa.

Quindi ho riprenotato per settimana prossima. Quello che mi ha stupito è il costo qui in Oregon: 5 dollari per lo “scritto” e 9 per la prova di guida. A questo va solo aggiunto una cinquantina di dollari per il documento vero e proprio. Forse per questo non ho mai visto una scuola guida.

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Portland

Alberta Street non è Porta Romana

E’ una domenica mattina di quelle “lazy”. Ieri un appuntamento di lavoro nello stato di Washinghton per forse quella che sarà la mia prima partecipazione in una corporation. Poi bbq con amici e colleghi di mia moglie nel Sw di Portland.
Oggi è previsto solo un lento annoiarsi, navigare al pc, prendersi cura degli acquari e magari una birra fuori prima di cena.

In questo lento galleggiare e rispondendo ad alcuni contatti che inizio ad ottenere dal blog, ho trovato questo articolo che paragona Milano a Portland.
I paragoni di questo genere lasciano sempre il tempo che trovano, spesso sono pieni di stereotipi. Ma questo articolo in particolare mi è piaciuto molto.
Sono di Milano e vivo a Portland, Oregon. Questo articolo parla delle mie due città ed scritto bene, coglie il senso di cosa siamo qui, abitanti weird di Portland. Strano, weird, va tradotto non con diverso, ma con “diverso approccio”. Prima di intraprendere qualunque azione, dalla più importante alla più irrisoria, i tatuati abitanti di Portland hanno sviluppato un senso critico che li porta inesorabilmente ad essere creativi e originali.
Se questo significa essere strani… voglio essere un freak.

Questo il link—>

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Portland

Essere più originali

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stumptowncoffee.com

E’ Agosto e come al solito qualche amico è venuto a farmi visita. Ancora una volta la gente che arriva per la prima volta a Portland si stupisce di come la città sia bella e vivibile. Non tutti gli Stati Uniti sono come Los Angeles!

I miei amici, con tanto di colletto Fred Perry regolarmente alzato (non sanno che qui si usava negli anni ’80 e non si accorgono degli sguardi divertiti dei locali) ovviamente sapevano già cosa comprare, e dove mangiare e bere.
I soliti marchi che trovi anche in Italia, solo più economici per via del cambio. Non hanno nemmeno considerato le piccole boutique di designer locali dove si puo acquistare qualcosa di originale.
Altro classico è il caffé. Ogni italiano che si rispetti, quando in visita negli states, ha imparato che il nome del caffé è Starbucks. Non ho niente di personale contro la compagnia di Seattle, ma volevo solo far presente che esistono centinaia di piccoli produttori locali, specialmente qui nel north west.

Uno fra tutti è Stumptown Coffee, di Portland, Or.  Il loro caffé è molto più buono di Starbuks. I loro (pochi) locali aperti al pubblico sono molto originali e così la gente che li frequenta.
Per favore, siate più curiosi, non ve ne pentirete.

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Ricette

Lettera a San Paolo il grigliatore

Copio e incollo, letteralmente, una mail spedita al carissimo amico Paolo in cui parlo del modo di grigliare qui negli Stati Uniti. L’estate è alle porte e la griglia fa tendenza 🙂

Ciao Paolo,
l’altra sera eri troppo ubriaco per fare un discorso 🙂
Sono contento che Maité tornerà a casa tra pochi giorni. So cosa significa vivere a distanza e non è affatto bello.

Qui tutto bene. Come ti dicevo ho preso un barbecue. Sono completamente diversi da quelli che usiamo da noi.
Ti faccio partecipe della mia esperienza culinaria 🙂
Innanzitutto hanno il coperchio, e la brace molto lontana da dove cucini.
La mia griglia, che è abbastanza classica e diffusa, ha delle ventole di entrata sul fondo e delle ventole di uscita sul coperchio. Il trucco sta nell’erogare la giusta temperatura in maniera costante, smaneggiando con le ventole.
Ho cucinato delle costine (vendute e cucinate non tagliate, ma tutte attaccate) secondo la ricetta classica del sud. Vanno cotte a temperatura bassa (intorno ai 110 gradi) per circa 3 ore.
ho fatto le baby back ribs (la parte in alto, quelle più curve vicino alla lonza, con meno carne ma più magre).
4 ore prima le ho preparate massaggiandole con una polvere che ho fatto con zucchero di canna, zucchero, aglio in polvere, paprika, rosmarino in polvere, zenzero e sale.
Poi fuori dal frigorifero 30 minuti prima di cucinare.
Ho acceso la griglia, portata a temperatura. Poi ho messo la brace in un angolo, vasca di alluminio con acqua e sciroppo di mele e vino bianco nell’altro angolo (per tenere l’umidità).
Le costine sopra la vaschetta d’acqua, utilizzando il metodo classico della cottura indiretta: il calore proviene per convezione dall’alto, come in un forno per la pizza e non direttamente dalla brace.
Ho messo pezzi di legno di cedro tra le carbonelle e regolato il flusso d’aria. Il legno serve ad affumicare. Dopo 30 minuti aggiungi carbonella e altro legno. Questi legni di cedro o altro legname, a seconda dei gusti, le trovi ovunque, anche al supermercato. Per esempio Jack Daniels ha la sua linea di legni da affumicatura che vende nei supermercati, con la confezione nera e bianca.
Ogni ora aggiungi carbonella e giri le costine, ma sempre con la parte delle ossa sotto (le giri orizzontalmente, non metti mai la parte di carne verso il basso).
Prima di mettere le costine le devi spellare, cioé togli la pleura, lo strato gommoso dalla parte delle ossa che non fa passare fumo e profumi. Un casino da togliere.
Dopo 3 ore erano quasi pronte. Non sono stato a curarle come si fa da noi: cuociono a fuoco lento e se sei stato bravo puoi uscire un paio d’ore  a bere birrette 🙂
Sembra strano, come quando fai il roast beef: devi crederci e lasciare la giusta temperatura per il giusto tempo a seconda del peso.
Gli ultimi 20 minuti ho spennellato con salsa barbecure (a base di pomodoro, zucchero e aceto, le vendono anche già fatte. Anche Jack Daniels ha la sua salsa bbq), fatto caramellare.
Erano strepitose: strato brucciacchiato, rosa dentro, la linea dell’affumicatura.

Qui la griglia è un’arte. Da un quartiere all’altro cambia tutto. Fanno anche le competizioni di griglia.
Guarda questo sito: http://www.amazingribs.com/

Con quello che costa qui la carne e col fatto che il vicino invece che essere infastidito dal fumo ma che invece apprezza e viene a fare due chiacchere, qui grigliare è un piacere.
Aggiungi che non abbiamo zanzare, che fa fresco e che la birra è strepitosa. Cosa chiedere di più? Devi venire a trovarmi 🙂

A presto

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Cultura

Vita facile in america

uhaul
I famosi furgoni U-Haul

Nella vita quotidiana ci sono molte cose che gli americani hanno la fortuna di fare con meno stress.
I servizi al consumo sono in generale più sviluppati rispetto al mercato italiano, me ne accorgo ogni giorno.
Ricordo quando nel 2008 ho dovuto svuotare la mia casa in Italia per affittarla. E’ stata una piccola odissea: trovare un furgone a noleggio, andarlo a ritirare a 20 km da casa, trovare scatole e scatoloni, impacchettare il tutto, trovare un paio di amici volenterosi per aiutarmi con le cose pesanti, trovare spazio dove mettere tutta la mia roba, in attesa di venderla o di decidere cosa farne.

Altra musica qui negli Stati Uniti. Questa settimana sto organizzando il trasloco nella nuova casa di Alberta. Sul sito di Uhaul, azienda situata a Phoenix, AZ che noleggia furgoni dal 1945, trovi tutto quello che ti serve e ad un prezzo conveniente.
Scegli il tuo furgone, minivan o pickup. Accanto ad ogni modello ci sono le caratteristiche e quello che mediamente puoi trasportare senza problemi (ad esempio: adatto per un bilocale).
La successiva opzione riguarda la possibilità di andarsi a prendere il furgone oppure di avere un autista che te lo consegna sulla porta: non tutti gli americani hanno un auto e la usano per qualsiasi spostamento.
Puoi poi decidere se avere un autista invece che guidare un mezzo che potrebbe essere ingombrante.
Nelle successive schermate del sito hai l’opzione di noleggiare vari carrelli per il trasporto, acquistare scatole, nastro adesivo, coperture impermeabili per i mobili e altro.
Infine puoi decidere di avvalerti dell’aiuto di facchini, personale da Uhaul selezionato, per il trasporto.
Il tutto ad una cifra ragionevole e totalmente stress free.

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Cultura

Le parole che odio di più

Barbapapa
Barbapapa

Dopo un anno di permanenza è venuto il momento di fare il punto della situazione.
Premetto di non aver mai studiato la lingua inglese seriamente, dato che per 13 anni ho studiato solo francese. La mia “carriera” di studente di inglese si limita a qualche ora 1-to-1 con un lettore irlandese e ad un trimestre in un piccolo college di Londra, durante il quale sono stato largamente assenteista.
In sostanza non ho mai studiato la grammatica e penso che non lo farò mai.
Allo stato attuale devo dire che i progressi ci sono. Non sbircio più i sottotitoli della tv, capisco gran parte delle conversazioni dove sono presenti più persone. Gli ambienti rumorosi sono meno problematici di quanto non lo fossero mesi fa.
Ho arricchito il mio vocabolario, me ne accorgo giorno per giorno: il tipico “ehhhmmm” intercalato in ogni frase è quasi scomparso e le parole vengono da sole.
Uso frequentemente costruzioni complesse con una certa facilità: sono ormai entrate nelle mie abitudini.
La mia pronuncia pare essere buona, così mi fanno notare, e non ho affatto il tipico accento italiano (vedi Peter Griffin quando ci imita).
L’unico problema è che continuo a sbagliare la pronuncia di certe parole. Sembra non ci sia modo di farmele entrare in testa.
Alcuni esempi di parole facili che mi mandano in blocco: beard, bird, bear e beer. A volte mi si mischiano nella testa, birra a parte.
Forse un giorno diventeranno meno problematiche. Per ora non mettetemi in un contesto in cui le debba usare tutte insieme in un periodo. E’ improbabile, ma mai dire mai.

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Iyara Thai Closed

Un piatto allo Iyara
Un piatto allo Iyara

E’ stato un colpo al cuore un paio di settimane fa andare da Iyara per il solito launch box to go e trovarlo chiuso.
Sulla porta un comunicato del proprietario dello stabile; evidentemente non pagavano l’affitto da mesi.
Iyara Thai è uno dei migliori ristoranti tailandesi di Portland ed era amato per il suo lauch box: 2 oggetti a 5 dollari e 99 centesimi! Di solito prendevo il chicken pad thai e lemongrass chicken.
Iyara si trovava in uno stabile di nuova costruzione sul Burnside, precisamente all’altezza di Panda Express dall’altra parte della strada, dietro PGE Park.

 

Per me quel posto aveva un doppio valore affettivo. Prima di tutto è in quel locale che nell’agosto 2008 io e Jamie abbiamo fatto la rehersal dinner. Inoltre era per me il pranzo settimanale preferito, che aspettavo con ansia. Con circa 6 dollari cibo da ristorante in abbondanza.
L’unica nota di consolazione è il mio prossimo trasferimento da Nob Hill ad Alberta: in ogni caso avrei perso i succulenti box di Lyara.
Ci mancherai, R.I.P Iyara
PS: ho sempre fatto fatica a ricordare il vostro nome, ricordatelo per il prossimo ristorante

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Craigslist

Una cosa che differenzia notevolmente le abitudini italiane da quelle americane sul web è l’utilizzo di Craigslist.
Da quando mi sono trasferito ho iniziato ad utilizzare CL per qualsiasi motivo: cercare un nuovo appartamento, una radio, lavoro, materiale vario per la casa, vendere cose inutili, partecipare ad eventi, biglietti di concerti, ecc.

Ogni tanto navigo la sezione italiana di CL, Milano e Roma e mi sorprende notare come non venga utilizzato. Potrebbe essere uno strumento potentissimo per le intermediazioni, nel bene e nel male, come la cronaca recente ci ha fatto notare.

Craigslist è un network centralizzato di comunità online, che ha sezioni dedicate ad annunci personali e non. Una sorta di secondamano della nuova generazione, gratuito per la maggior parte dei servizi, fatto e gestito dagli utilizzatori (gli annunci fraudolenti o contrari alle regole vengono segnalati dagli utenti stessi). Aperto nel 1995, con un organico di circa 30 persone ha fatturato più di 150 milioni di dollari nel 2007.